Una borsa a secchiello fatta all'uncinetto

   Il fatto è che mi piace sperimentare. 

   Per qualcuna potrà essere spiazzante non sapere che cosa esattamente troverà in Atelier: la collezione di gonne estive in settordici colori due modelli quarantaquattro pezzi per tipo non c'è. Non c'è il bancone dove vi insacchetto un capo creato per nessuna sperando che vada bene un po' a tutte. 
   Ci sono pochi pezzi, tutti (o quasi) diversi, giusto per farvi capire cosa mi piace fare e come lo faccio; probabilmente non ce n'è uno che vi stia alla perfezione (non è errore, è statistica), ma non importa: ce ne prendiamo cura. 
   Insomma: la sezione abiti è molto scarna, proprio perché il vostro abito lo decidiamo insieme, e potrebbe essere qualcosa che io non ho mai nemmeno avuto in programma di fare. 

   Ci sono cassetti pieni di stoffe nuove acquistate in ogni dove o addirittura ereditate o regalate dalle amiche. Aspettano che la persona giusta se ne innamori. 
   Ci sono i ritagli. Sono la parte più cospicua del mio "magazzino" e forse la più importante. Brandelli e avanzi di tessuti, sia nuovi che usati, campionari, ma anche interi capi di produzione industriale acquistati per sbaglio, passati di mano in mano e mai indossati da nessuno. 
   Ne ho una tale varietà che mi basta rovesciare gli scatoloni perché si formino abbinamenti meravigliosi. Le cinture obi nascono un po' così, ma ve ne parlerò un'altra volta. 

   Oggi voglio mostrarvi un altro esperimento: la borsa a secchiello. 




   Faccio una premessa. Non sono una cultrice della borsa, anzi: in materia sono abbastanza ignorante.
   Mea culpa. L'unica giustificazione che posso addurre sono i miei tre figli, che, pur essendo ormai adolescenti, ancora oggi "Mi tieni questo in borsa?". 
   Fino a poco tempo fa l'unico requisito delle mie borse era che ci stesse la casa dentro, figuriamoci se andavo dietro a forme e colori! 




   Però questa cosa che per l'estate 2018 sia tornata di moda la borsa a rete, must have delle casalinghe anni '70 che ci mettevano frutta e verdura, mi ha fatto scattare la molla della nostalgia. 
   Ma non potevo farla così pari pari, anche perché Pinterest ne era già traboccante; allora mi sono lasciata chiamare da uno scampolo di fustagno marrone che probabilmente risale proprio all'epoca delle borse a rete, visto che non ne ricordo assolutamente la provenienza, so solo che ogni tanto mi saltava in mano, ma non era mai il suo momento. E lo credo bene: rigido come una camicia di forza... Con che coraggio avrei potuto farne qualcosa da indossare? 
   Invece stavolta il suo "difetto" è diventato il suo punto di forza, perché mi serviva proprio qualcosa che desse struttura alla rete. 




   Così, invece di fare una borsa a sacchetto, ho deciso di darle una forma a secchiello, con una specie di rosone sul fondo e un bordo in alto finito a smerlo. 

   
     






   Ma la rete all'uncinetto ovviamente è morbidissima, perciò tutto il lavoro di sostegno in questo caso è fatto dalla fodera, che chiamare fodera è riduttivo, perché è un'altra borsa nella borsa. Tre dischi di fustagno creano una base robustissima. I bordi interni sono tutti rifiniti in sbieco di raso e la chiusura in alto è realizzata con un soffietto stretto da una coulisse. 








   La tracolla è regolabile in tre diverse lunghezze. Dentro ci sono due sorprese utilissime: una tasca con zip, enorme, e un laccetto con anello portachiavi. 


    










   Ho lasciato per ultimo il dettaglio sentimentale. 
I bottoni di legno che fissano la rete alla fodera e la tracolla al corpo della borsa, sono otto, più uno di riserva che ho cucito all'interno. 


 




   Non li ho comprati, e sono stata molto combattuta nella decisione di utilizzarli: sono quello che rimane di un vecchio cardigan che non c'è più da tempo e che la mia nonna paterna aveva lavorato a maglia per la mia mamma, che lo indossava spessissimo quando ero bambina. Li lascio andare perché tenerli ancora chiusi nella scatola dei biscotti danesi mi sembra come mettere fine alla loro avventura.  Avranno una nuova vita e la loro storia continuerà insieme a chi adotterà la borsa.

Commenti

  1. E' un piacere leggerti,sembra quasi di essere li con te in Atelier...è un doppio piacere guardare le bellissime foto..viene la tentazione di allungare la mano per toccare la delicata consistenza della rete ad uncinetto..lo spessore del fustagno,quei deliziosi bottoni in legno che raccontano una storia...beh cara amica,dovevi aspettartelo che ti appioppavo una sola da paura..solo per dirti che questa borsa è fantastica...sei stata bravissima,no di più...bravissimissimissima <3

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    1. È un piacere enorme ritrovarti qui. Voglio riappropriarmi della dimensione del blog che è casa mia e mi dà la possibilità di esprimermi con il mio stile e la mia voce, senza il disturbo di sottofondo che c'è nei social. E voglio ritagliarmi il tempo di venire a trovare te e le altre persone che seguo nei rispettivi blog, come facevamo prima. Mi manca un sacco.
      Sulle foto stendiamo un velo, eh? Bello spesso! Non sono cambiata, neanche in questo. Di fotografia non ho imparato niente, ma come si dice... a ognuno il suo mestiere.

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    2. In ritardo ma sono arrivata ;) L'unica cosa positiva dei social è che vedi subito le risposte ai commenti,per il resto è davvero una gran caciara e,pur essendoci,non riesco ad essere pienamente me stessa come nel blog. Poi il tempo per fare tutto non è sufficiente ma....dai forza che proviamo a mandare avanti "le nostre case virtuali"..così io definisco i blog! Ciao stelìn..buona giornata! Ps-le foto sono belle davvero,qualcosa l'hai imparato fidati ^--^

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